Perché Cuore di Quercia

Quando abbiamo deciso di vendere la casa di famiglia io non potevo immaginare quello che avrebbe rappresentato per me staccarmi dal luogo dove ero nata e cresciuta, ma soprattutto non immaginavo che dolore mi avrebbe procurato lasciare il mio giardino dove avevo passato la mia infanzia e per il quale sentivo un legame profondo. 

Nella mia vita mi è capitato spesso di dare il vero valore alle cose, situazioni, persone solo quando le avevo perse. 

Pensavo che la mia casa sarebbe stata venduta a qualcuno che l’avrebbe amata come l’ho amata io, che il mio giardino sarebbe stato il compagno di giochi di altri bambini che come me avrebbero imparato ad amarne i profumi, i colori, i suoni ed ogni singolo essere vivente. 

Non potevo prevedere il triste epilogo che invece c’è stato. La mia casa non esiste più, il mio giardino non esiste più.

Il sacrificio di tutti gli alberi, cespugli, fiori, piante ed esseri che abitavano quel luogo magico ha rappresentato un vero trauma.

Ho provato a salvare la mia quercia piantata dai miei genitori per onorare la mia nascita; le ho promesso che l’avrei salvata, ma non sono stata in grado di farlo e questo pensiero ancora oggi mi affligge. 

Ho passato gli ultimi mesi prima della vendita ad aggirarmi nel mio giardino incredula che tanta bellezza potesse essere distrutta; ho contato gli alberi che facevano parte del boschetto davanti all’ingresso, ho salutato le piante, i fiori, i muretti, le panchine che erano stati il setting dei miei giochi immaginari. 

Ho chiesto scusa ad ognuno di loro per non averli saputi proteggere e per non essere stata abbastanza coraggiosa da oppormi a tutto quello che stava accadendo. 

Ho fatto una costellazione del luogo parlando con la mia quercia, la quale mi consolava dicendomi di non preoccuparmi che lei avrebbe continuato a vivere dentro di me ed in ogni albero che io avessi avuto l’onore di avere come amico. 

L’ho baciata percependo la sua corteccia rugosa sulle mie labbra, l’ho abbracciata sentendo la sua linfa scorrere dentro di me e le ho promesso che l’avrei onorata parlando di lei, scrivendo di lei, piantando alberi e fiori e diventando una Nature Coach. 

Questa esperienza mi ha insegnato ad accettare la resa come parte della vita: non sempre le cose vanno come desideriamo. Mi ha insegnato a lasciare andare e ad accettare che tutto cambia; mi ha insegnato anche ad essere grata proprio perché nulla è eterno; mi ha insegnato che nella vita non bisogna mai rinunciare ai propri valori per paura e che non lottare fino in fondo per ciò in cui si crede lascia ferite con le quali devi imparare a convivere. La mia quercia mi ha insegnato che l’unica casa che possiamo possedere è quella del cuore. 

Come Nature Coach mi chiedo:

  • Se avessi la bacchetta magica e potessi cambiare qualcosa della mia vita cosa cambierei? 

  • Qual è la cosa più coraggiosa che ho fatto nella vita? e cosa ho provato?

  • C’è un luogo in natura dove mi sento a casa? quali caratteristiche deve avere la mia casa?

Indietro
Indietro

Il Pensiero Crea